"Quando ero un bambino di due, tre, quattro anni, le cose mi apparivano come immerse in una nebbia. Da quella nebbia appariva appena un viso, una figura, una forma. Una volta la donna m'aveva portato in campagna: che era subito dietro la nostra strada. Conservai a lungo il ricordo di una casa di contadini, del sole (doveva essere il primo pomeriggio), del grido rauco di un gallo... Non ricordavo né l'andata, né il ritorno, né niente altro del tempo in cui c'eravamo trattenuti lì. M'erano rimasti solo quei pochi meravigliosi ricordi. Chissà: avrò anche detto alla donna di riportamici. Ignorando che quella casa, quel sole, quel grido rauco, non li avrei potuti ritrovare mai più. "
C. Cassola, Fogli di diario, Rizzoli, 1974.
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