Una mostra è significativa solo se, quando esco per strada, la strada è cambiata − in questo senso ogni dipinto significativo è un dipinto politico.
Questa definizione di dipinto politico mi piace molto. Raramente dopo aver visto una mostra sono uscita e ho visto la strada diversa. Raramente in una mostra ho visto più di una o due cose realmente interessanti per me. Stasera non so com'era la strada ma io, almeno un po', mi sento diversa. Stasera di cose belle ed emozionanti da guardare e sentire ce n'erano tantissime. Per la prima volta ho sentito l'impulso irrazionale di comprare il catalogo per portarmi via alcune delle tante suggestioni vissute là dentro. Ma poi ho resistito e non ho fatto la spesa d'istinto. Mi sono concessa solo una cartolina-ricordo con una delle tante Sheep head di Menasche Kadishman, scelta come simbolo della mostra. Peccato però. Il curatore mi ha davvero incantato per l'idea d'arte che veniva fuori dalle sue frasi e dalle sue scelte. Ecco, vorrei conoscerlo, leggere dei libri scritti da lui. Devo capire se ce ne sono in italiano.
Le piccole letterine incollate alle pareti mi parlano di questi artisti che non conosco: "fedeli più al principio del piacere che al principio di realtà, animati da un forte individualismo che li porta ad un intenso rifiuto del principio di autorità, hanno fatto di Israele un vitale centro artistico internazionale", "ossessionati da una voglia irresistibile di dar voce ai loro conflitti, sogni ed aspirazioni interiori".
Bella la mostra, bellissimo il video e le opere di Kadishman. Colombe di ferro, leggerissime e perfette unite in un bacio, cavalli che nella pancia portano immagini di pace e non d'inganno, facce e faccine cadute, con la bocca spalancata e incredula. Centinaia di quadri che cadono, uno dopo l'altro sotto gli ulivi. Questa la cosa più toccante di tutte. Ma poi semplicissime figure cariche di senso. Mi ha sorpreso l'essenzialità, la naturalezza che accomuna tutte le espressioni anche molto diverse tra loro.
Fino al 2 settembre a Palazzo Bricherasio (propone sempre cose interessanti) in collaborazione con il Tel Aviv Museum of Art e con l'AMATA, a cura di Arturo Schwartz.
Per continuare a vedere qui.
1 commento:
NOTICINA BIOGRAFICA. E io che credevo non fosse italiano! Che ignuranz!!!!
Arturo Schwartz (Alessandria d'Egitto, 1924), laureato in scienze naturali a Oxford e in filosofia alla Sorbona, è stato libraio e editore. Ora divide il suo tempo tra l'insegnamento, la scrittura, la poesia e l'impegno politico. Tra i massimi esperti di Cabbalà e alchimia, su questi temi ha pubblicato Introduzione all'alchimia indiana (1984), L'immaginazione alchemica, ancora (2000) e Cabbalà e Alchimia (Garzanti, 2004). Ha insegnato in varie università americane, in Israele e alla Sorbona di Parigi.
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