Inutile dire che dopo anni di immobilismo le cose cominciano a muoversi tutte insieme. Si sa, anche se non si capisce bene come facciano le cose a sincronizzarsi così bene. Fatto sta che lunedì comincia di nuovo un'altra storia, stavolta meno movimentata del mese e mezzo a scuola appena passato dal quale mi sto riprendendo solo ora, o almeno lo voglio sperare.
L'ultimo mese e mezzo, come riassumerlo in poche righe?
Montagne russe di emozioni contrastanti e qualche contrasto.
Nell'ultimo anno, anzi due, ho fatto un lavoro solitario con pochissimi incontri e poche chiacchiere; fai quel che devi e te ne vai. Noiosissimo. Sì, avevo proprio bisogno di una "botta di vita" ed ero felice all'inizio della vivacità dei 21 tredicenni. Col passare delle settimane anche le mie corde vocali si sono rafforzate e riuscivo persino a sentire la mia voce, un niente perso nel caos dei tredici anni. Mi sono anche divertita e ho ripassato un po' di cose che chi se le ricordava più; ho sentito una quantità tale di bugie e di fraintendimenti che nemmeno immaginavo fosse possibile concepire tutti insieme, e questo non solo tra i tredicenni: ho trovato molto interessanti le stranissime dinamiche da sala insegnanti e strepitose alcune uscite da consiglio di classe. Per non parlare dell'incontro con i genitori che mi sono dovuta fare da sola la seconda settimana essendo, non so per quale strana legge di quella scuola, la coordinatrice del consiglio di classe; un gentile omaggio all'ultimo venuto dei colleghi "anziani", credo.
In sintesi, l'idea che mi sono fatta della scuola media, dovrei dire di quella scuola, è: un caos, 'na baraonda dove principalmente decidono i ragazzini (cosa fare, quando fare, quanto fare etc.) sostenuti dai genitori (in molti casi) e dalla scuola stessa.
Fortuna che durante le montagne russe sono stata chiamata dal concorsone fatto lo scorso anno e la parentesi scolastica si è conclusa. Altrimenti non credo che avrei retto per molti mesi: tra scuola e lavoretto noioso pomeridiano conservare il mio già precario equilibrio psicofisico stava diventando dura.
Quando la segretaria mi ha chiamato per dirmi che aveva trovato una supplente io ho saltato di sollievo; chissà i ragazzini quando non mi hanno vista arrivare il lunedì dopo? Magari festeggiano ancora eppure un po', ma solo un po', mi mancano, loro. Non la scuola.
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